di Nazzarena Luchetti
Bisogna ripartire dal “saper fare”, dalle forme di manualità che personalizzano i prodotti rendendoli meno anonimi e omologati, da una maggiore presa di coscienza dell’aspetto ecologico, in altre parole va rivalutata l’importanza delle qualità artigianali dell’oggetto prodotto. Non è un caso che le grandi firme della moda come Vuitton e Gucci nelle campagne pubblicitarie 2010 evocano l’importanza degli artigiani come figure insostituibili per la creazione dei loro prodotti.
Maestri artigiani
Il termine “maestria”, con il suo rimando ai maestri artigiani, indica un impulso umano fondamentale: il desiderio di svolgere bene un lavoro. Può sembrare paradossale ma la globalizzazione non si sta rivelando l’Eldorado che tutti credevano, diventa quindi fondamentale rivolgersi al nostro “particolare”, all’abilità di fabbricare bene le cose, dove le capacità si fondano sulla pratica, e dove la motivazione conta al pari del talento. Le Marche è una delle regioni con la più alta vocazione artigiana. Ma la consapevolezza da sola non basta: dobbiamo ritornare a sostenere la forza della produzione artigianale e a trasmettere quest’arte antica per farla diventare una opportunità occupazionale. Le caratteristiche che oggi si richiedono all’artigiano sono sostanzialmente due:
1- la tradizione e l’uso delle nuove tecnologie devono convivere compatibilmente;
2- le reti artigiane devono sapersi inserire in reti produttive facendo parte di un processo produttivo più ampio, dove l’artigiano personalizza gli oggetti realizzati con sistemi industriali standard.
La Provincia, interlocutore privilegiato
La marcata matrice individualista, il “fare tutto da sé” dell’artigiano, da sola non è più un modello vincente. Occorre un nuovo modus operandi: fare squadra diventa determinante per essere più forti nell’ottenere risorse ed essere più competitivi sul mercato mantenendo comunque salda la propria unicità che caratterizza la produzione di ogni singola azienda artigiana. La Provincia può rappresentare l’interlocutore privilegiato nel facilitare la creazione di una rete che consideri le varie specificità delle produzioni territoriali. Va quindi promossa una concertazione territoriale che si confronti, insieme con le botteghe artigiane, su mercati, posti di lavoro e produzione. Con una premessa: evitare i tempi lunghi della burocrazia che frenano lo sviluppo.
Ricambio generazionale
Si ripete da tempo che il Made in Italy salverà la nostra economia ma per farlo occorre un rilancio delle risorse umane: “E’ necessario infatti risolvere i problemi connessi al ricambio generazionale – precisa Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato – per garantire un futuro competitivo”. Per questo la nuova norma del collegato lavoro 2010 sull’introduzione dell’apprendistato a 15 anni è importante (Art.48, comma 8: sarà possibile assolvere all’ultimo anno di istruzione attraverso contratti di apprendistato).
Visione distorta
I giovani hanno una visione distorta dell’artigiano frutto di una eredità culturale: per diverse generazioni si è cercato di allontanare i figli dai mestieri manuali; lo stesso artigiano negli anni passati ha sottostimato il valore del suo lavoro spingendo i figli verso la laurea per migliorare la loro condizione, con il risultato che un lavoro di pregio come quello dell’artigiano non ha più addetti e ci si ritrova con tanti giovani, magari con laurea, a cui l’attuale realtà occupazionale non riesce a dare una risposta. Secondo i dati Istat, nel 2009 ci sono state figure professionali difficili da reperire sul mercato. Lo scorso anno le aziende artigiane hanno faticato a trovare 23.470 professionisti su tutto il territorio nazionale, che rispondessero alle caratteristiche richieste. A scarseggiare sono gli artigiani specializzati, le figure tecniche e d’alto profilo capaci di fornire valore aggiunto alle aziende.
Forte richiesta di artigiani
C’è molta richiesta di falegnami, come conferma Cesare Latini, titolare della “Val di Chienti”, ma i giovani non accettano questo genere di mestiere perché lo considerano poco attraente. Sono molti i posti disponibili che non si riesce a coprire e sono quelli che richiedono un mestiere, una professionalità frutto di formazione e sacrificio da impostare già in età adolescenziale, una disponibilità che pochi oggi sono disposti a dare. Si preferisce fare la fila per un posto al call center piuttosto che imparare un mestiere più gratificante, che favorisce un reddito magari più elevato. Non si discute che il “fare bottega” può essere faticoso, perché apprendere bene un mestiere è un processo lento ma i dati dicono anche come il 70% dei giovani che svolgono l’apprendistato presso gli artigiani vengano poi assunti a tempo indeterminato. Alla luce di questa analisi, la rivalutazione dell’artigianato passa attraverso la combinazione di diversi fattori.
Valorizzazione della professione
Valorizzare il ruolo professionale di tanti artigiani come classe creativa, attraverso la promozione dei loro prodotti in quanto patrimonio prezioso per il nostro territorio, sia a livello occupazionale che turistico: questo vuol dire favorire workshop formativi per le imprese artigiane che si dedicano alla lavorazione della ceramica, del legno, degli argenti, dei metalli. Nonostante la qualità dei prodotti, le aziende fanno fatica a farsi conoscere, soprattutto a causa degli alti costi della promozione. Spesso infatti le aziende artigiane sono composte da poche persone, il titolare e alcuni dipendenti, e non possono permettersi di partecipare alle fiere, non solo per il costo di allestimento degli stand, ma per mancanza di tempo, in quanto completamente impegnati a soddisfare gli ordini. Problema che potrebbe essere risolto se le Istituzioni mettessero in campo iniziative per facilitare la partecipazione a eventi e fiere. L’Associazione artigiani della Lombardia, a esempio, ha erogato dei “buoni spesa” destinati alle aziende artigiane che si sono distinte per eventuali meriti o particolari progetti innovativi. Molte imprese hanno poi utilizzato questi buoni per la formazione di personale e per innovazioni tecnologiche.
Apertura nuove imprese
L’apertura di nuove imprese passa attraverso la promozione della cultura dei vecchi mestieri che producono cose belle e “ben fatte”, distinte dai prodotti massificati della produzione seriale. Quando si parla di “centralità del laboratorio”, si fa appello alla creatività e al talento dei giovani per promuovere quella bravura che non dipende solo dalla manualità ma da una conoscenza spesso implicita e non facilmente codificabile perché i “trucchi del mestiere” si trasmettono attraverso l’attenta osservazione di chi insegna il mestiere. E poi la scuola che ricopre un ruolo fondamentale nel rilevare il talento negli studenti: la volontà di fare va stimolata e premiata. Se ciò non avvenisse si bloccherebbe non solo la crescita del singolo ma di tutto un sistema.
Innovazione: rapporto banca/impresa
Facilitare l’innovazione delle aziende puntando su l’e-commerce. I giovani con la conoscenza che hanno delle tecnologie sono fondamentali per diffondere dinamiche innovative facendo da ponte tra tradizione e progresso. Va semplificato il rapporto tra le imprese e il settore bancario: la maggior parte delle aziende che si indebitano lo fa proprio per innovare.
Artigianato e centri storici
Lo sviluppo e la rivalutazione delle botteghe dell’artigianato deve essere legato alle risorse del nostro territorio soprattutto con la rivalutazione dei centri storici. La qualità medio-alta dei prodotti delle botteghe artigiane consentirebbe di (ri)animare il centro delle città aggiungendo valore a un patrimonio di tradizione secolare storica e culturale. Ciò si presenterebbe come una alternativa ai centri commerciali delle periferie, che attirano consumatori con prodotti a costi più contenuti. Valorizzando l’artigianato, si contribuisce alla tutela di botteghe che hanno poca visibilità, nonostante l’eccellenza del prodotto, e contemporaneamente si attua una politica di recupero e di valorizzazione dei centri storici. La Carta Internazionale dell’Artigianato Artistico, che è stata sottoscritta il 26 aprile a Firenze, con la firma del presidente di Confartigianato Imprese Natalino Guerrini, va in tale senso con lo scopo di incrementare piani di sviluppo e individuare politiche europee a sostegno del settore.
Maestri artigiani
Il termine “maestria”, con il suo rimando ai maestri artigiani, indica un impulso umano fondamentale: il desiderio di svolgere bene un lavoro. Può sembrare paradossale ma la globalizzazione non si sta rivelando l’Eldorado che tutti credevano, diventa quindi fondamentale rivolgersi al nostro “particolare”, all’abilità di fabbricare bene le cose, dove le capacità si fondano sulla pratica, e dove la motivazione conta al pari del talento. Le Marche è una delle regioni con la più alta vocazione artigiana. Ma la consapevolezza da sola non basta: dobbiamo ritornare a sostenere la forza della produzione artigianale e a trasmettere quest’arte antica per farla diventare una opportunità occupazionale. Le caratteristiche che oggi si richiedono all’artigiano sono sostanzialmente due:
1- la tradizione e l’uso delle nuove tecnologie devono convivere compatibilmente;
2- le reti artigiane devono sapersi inserire in reti produttive facendo parte di un processo produttivo più ampio, dove l’artigiano personalizza gli oggetti realizzati con sistemi industriali standard.
La Provincia, interlocutore privilegiato
La marcata matrice individualista, il “fare tutto da sé” dell’artigiano, da sola non è più un modello vincente. Occorre un nuovo modus operandi: fare squadra diventa determinante per essere più forti nell’ottenere risorse ed essere più competitivi sul mercato mantenendo comunque salda la propria unicità che caratterizza la produzione di ogni singola azienda artigiana. La Provincia può rappresentare l’interlocutore privilegiato nel facilitare la creazione di una rete che consideri le varie specificità delle produzioni territoriali. Va quindi promossa una concertazione territoriale che si confronti, insieme con le botteghe artigiane, su mercati, posti di lavoro e produzione. Con una premessa: evitare i tempi lunghi della burocrazia che frenano lo sviluppo.
Ricambio generazionale
Si ripete da tempo che il Made in Italy salverà la nostra economia ma per farlo occorre un rilancio delle risorse umane: “E’ necessario infatti risolvere i problemi connessi al ricambio generazionale – precisa Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato – per garantire un futuro competitivo”. Per questo la nuova norma del collegato lavoro 2010 sull’introduzione dell’apprendistato a 15 anni è importante (Art.48, comma 8: sarà possibile assolvere all’ultimo anno di istruzione attraverso contratti di apprendistato).
Visione distorta
I giovani hanno una visione distorta dell’artigiano frutto di una eredità culturale: per diverse generazioni si è cercato di allontanare i figli dai mestieri manuali; lo stesso artigiano negli anni passati ha sottostimato il valore del suo lavoro spingendo i figli verso la laurea per migliorare la loro condizione, con il risultato che un lavoro di pregio come quello dell’artigiano non ha più addetti e ci si ritrova con tanti giovani, magari con laurea, a cui l’attuale realtà occupazionale non riesce a dare una risposta. Secondo i dati Istat, nel 2009 ci sono state figure professionali difficili da reperire sul mercato. Lo scorso anno le aziende artigiane hanno faticato a trovare 23.470 professionisti su tutto il territorio nazionale, che rispondessero alle caratteristiche richieste. A scarseggiare sono gli artigiani specializzati, le figure tecniche e d’alto profilo capaci di fornire valore aggiunto alle aziende.
Forte richiesta di artigiani
C’è molta richiesta di falegnami, come conferma Cesare Latini, titolare della “Val di Chienti”, ma i giovani non accettano questo genere di mestiere perché lo considerano poco attraente. Sono molti i posti disponibili che non si riesce a coprire e sono quelli che richiedono un mestiere, una professionalità frutto di formazione e sacrificio da impostare già in età adolescenziale, una disponibilità che pochi oggi sono disposti a dare. Si preferisce fare la fila per un posto al call center piuttosto che imparare un mestiere più gratificante, che favorisce un reddito magari più elevato. Non si discute che il “fare bottega” può essere faticoso, perché apprendere bene un mestiere è un processo lento ma i dati dicono anche come il 70% dei giovani che svolgono l’apprendistato presso gli artigiani vengano poi assunti a tempo indeterminato. Alla luce di questa analisi, la rivalutazione dell’artigianato passa attraverso la combinazione di diversi fattori.
Valorizzazione della professione
Valorizzare il ruolo professionale di tanti artigiani come classe creativa, attraverso la promozione dei loro prodotti in quanto patrimonio prezioso per il nostro territorio, sia a livello occupazionale che turistico: questo vuol dire favorire workshop formativi per le imprese artigiane che si dedicano alla lavorazione della ceramica, del legno, degli argenti, dei metalli. Nonostante la qualità dei prodotti, le aziende fanno fatica a farsi conoscere, soprattutto a causa degli alti costi della promozione. Spesso infatti le aziende artigiane sono composte da poche persone, il titolare e alcuni dipendenti, e non possono permettersi di partecipare alle fiere, non solo per il costo di allestimento degli stand, ma per mancanza di tempo, in quanto completamente impegnati a soddisfare gli ordini. Problema che potrebbe essere risolto se le Istituzioni mettessero in campo iniziative per facilitare la partecipazione a eventi e fiere. L’Associazione artigiani della Lombardia, a esempio, ha erogato dei “buoni spesa” destinati alle aziende artigiane che si sono distinte per eventuali meriti o particolari progetti innovativi. Molte imprese hanno poi utilizzato questi buoni per la formazione di personale e per innovazioni tecnologiche.
Apertura nuove imprese
L’apertura di nuove imprese passa attraverso la promozione della cultura dei vecchi mestieri che producono cose belle e “ben fatte”, distinte dai prodotti massificati della produzione seriale. Quando si parla di “centralità del laboratorio”, si fa appello alla creatività e al talento dei giovani per promuovere quella bravura che non dipende solo dalla manualità ma da una conoscenza spesso implicita e non facilmente codificabile perché i “trucchi del mestiere” si trasmettono attraverso l’attenta osservazione di chi insegna il mestiere. E poi la scuola che ricopre un ruolo fondamentale nel rilevare il talento negli studenti: la volontà di fare va stimolata e premiata. Se ciò non avvenisse si bloccherebbe non solo la crescita del singolo ma di tutto un sistema.
Innovazione: rapporto banca/impresa
Facilitare l’innovazione delle aziende puntando su l’e-commerce. I giovani con la conoscenza che hanno delle tecnologie sono fondamentali per diffondere dinamiche innovative facendo da ponte tra tradizione e progresso. Va semplificato il rapporto tra le imprese e il settore bancario: la maggior parte delle aziende che si indebitano lo fa proprio per innovare.
Artigianato e centri storici
Lo sviluppo e la rivalutazione delle botteghe dell’artigianato deve essere legato alle risorse del nostro territorio soprattutto con la rivalutazione dei centri storici. La qualità medio-alta dei prodotti delle botteghe artigiane consentirebbe di (ri)animare il centro delle città aggiungendo valore a un patrimonio di tradizione secolare storica e culturale. Ciò si presenterebbe come una alternativa ai centri commerciali delle periferie, che attirano consumatori con prodotti a costi più contenuti. Valorizzando l’artigianato, si contribuisce alla tutela di botteghe che hanno poca visibilità, nonostante l’eccellenza del prodotto, e contemporaneamente si attua una politica di recupero e di valorizzazione dei centri storici. La Carta Internazionale dell’Artigianato Artistico, che è stata sottoscritta il 26 aprile a Firenze, con la firma del presidente di Confartigianato Imprese Natalino Guerrini, va in tale senso con lo scopo di incrementare piani di sviluppo e individuare politiche europee a sostegno del settore.