di Andrea Blarasin*
Dal confronto dei numeri del 2008 con quelli del 2009 si può osservare come la crisi economica abbia influito sul mondo del lavoro al femminile. Prima di tutto un dato essenziale, le assunzioni di donne nel 2008 erano oltre 32mila, nel 2009 sono scese a 27mila, per cui vanno a difendere anche le donne al lavoro i due recenti bandi provinciali contenenti agevolazioni finanziarie per la creazione di nuovi posti di lavoro (un intervento di 140mila euro) e per la loro stabilizzazione (altri 188mila euro). La crisi ha colpito duro e questo si evince anche dall’incidenza percentuale fra tutti i contratti stipulati: il 53% riguardante le donne nel 2008 è sceso al 51% nel 2009, segno che il lavoro femminile è stato più penalizzato di quello maschile. Le donne sono più richieste nelle collaborazioni (56%), nella formazione (69%) e nel lavoro domestico (86%) in cui incidono considerevolmente le cosiddette “badanti”; il gentil sesso è meno richiesto nel rapporto di apprendistato (41%), in quello flessibile (35%) e nei lavori a tempo indeterminato (46%). Un dato curioso è quello riguardante la provenienza delle lavoratrici, quelle di nazionalità italiana sono, naturalmente, la maggioranza (75,5% anche se in calo rispetto al 2008 quando erano il 78,5%), seguite da romene (8,5%), cinesi (2,1%), albanesi (1,6%), polacche (1,4%), ucraine (1,4%) e marocchine (0,9%).
* Assessore provinciale alla formazione e al lavoro
Dal confronto dei numeri del 2008 con quelli del 2009 si può osservare come la crisi economica abbia influito sul mondo del lavoro al femminile. Prima di tutto un dato essenziale, le assunzioni di donne nel 2008 erano oltre 32mila, nel 2009 sono scese a 27mila, per cui vanno a difendere anche le donne al lavoro i due recenti bandi provinciali contenenti agevolazioni finanziarie per la creazione di nuovi posti di lavoro (un intervento di 140mila euro) e per la loro stabilizzazione (altri 188mila euro). La crisi ha colpito duro e questo si evince anche dall’incidenza percentuale fra tutti i contratti stipulati: il 53% riguardante le donne nel 2008 è sceso al 51% nel 2009, segno che il lavoro femminile è stato più penalizzato di quello maschile. Le donne sono più richieste nelle collaborazioni (56%), nella formazione (69%) e nel lavoro domestico (86%) in cui incidono considerevolmente le cosiddette “badanti”; il gentil sesso è meno richiesto nel rapporto di apprendistato (41%), in quello flessibile (35%) e nei lavori a tempo indeterminato (46%). Un dato curioso è quello riguardante la provenienza delle lavoratrici, quelle di nazionalità italiana sono, naturalmente, la maggioranza (75,5% anche se in calo rispetto al 2008 quando erano il 78,5%), seguite da romene (8,5%), cinesi (2,1%), albanesi (1,6%), polacche (1,4%), ucraine (1,4%) e marocchine (0,9%).
* Assessore provinciale alla formazione e al lavoro
Tratto dal sito di Cronache Maceratesi il 27/04/2010
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