venerdì, gennaio 15, 2010

Validation of Prior Learning: dall'Olanda una innovazione nel mondo del lavoro

Recentemente l’Unione Europea ha deciso di fare della conoscenza la base della competitività dei territori membri. Oggi le trasformazioni del mercato del lavoro e l’occupazione poco stabile e in costante mutamento, rendono ormai obbligatorie per gli individui la dimostrazione delle competenze acquisite e la loro “capitalizzazione”.
Il valore del singolo individuo deve interagire con il ruolo dell’impresa. Per questo è importante, finalizzato all’integrazione dei due sistemi, un modello di validazione che valorizzi le competenze individuali.

Cos’è il VPL
Il VPL (Validation of Prior Learning) è un processo che analizza, valuta, valida e assicura il riconoscimento delle competenze del lavoratore nell’azienda in funzione delle sue reali competenze.
Il sistema ha lo scopo di migliorare il riconoscimento delle qualifiche e delle competenze comunque e ovunque acquisite, vale a dire l’intero capitale umano. Il risultato è una certificazione che, in Olanda, permette ai lavoratori di ottenere titoli fino al diploma con validità nazionale.
Il modello, nato in Olanda, costituisce uno strumento di promozione globale della persona e, visto che è collegato all’azienda, è contestualmente uno strumento di sviluppo aziendale. Esso è costruito sui principi europei per l’apprendimento non formale e informale e in coerenza con il quadro europeo per le qualificazioni.

Chi lo gestisce
L’Olanda è il paese europeo che ha avvertito l’esigenza di valorizzare le competenze trasformando, già nei primi anni ‘90, i propri sistemi educativi e formativi verso l’apprendimento permanente, arrivando a includere nell’ambito della validazione gli apprendimenti non formali e informali. Successivamente il Governo centrale ha lasciato la gestione del sistema di validazione a strutture decentrate di ricerca e sperimentazione, con un ruolo attivo delle parti sociali, e sostenuto l’implementazione diretta del sistema all’interno delle organizzazioni del lavoro.

Gli effetti
L’azione ha portato gli effetti sperati. Già nel 2002 si stimavano circa 6.000 persone inserite in procedure di validazione all’interno di 500 organizzazioni. Attualmente il modello di VPL, in costante evoluzione e crescita, è largamente utilizzato da aziende pubbliche e private, oltre che da associazioni, verso categorie svantaggiate, quali i lavoratori disabili.
In Olanda la procedura di VPL è a sistema; permette quindi agli individui di ottenere una certificazione delle competenze che può corrispondere formalmente a un diploma valido a livello nazionale. Inoltre la legge obbliga le aziende che licenziano a validare le competenze dei lavoratori.

Come funziona il modello VPL
L’operatore che applica la procedura del modello, propone un percorso che si realizza all’interno dell’azienda e si basa sulla sua realtà specifica. Nell’azienda l’operatore osserva e analizza l’organizzazione dell’azienda stessa, ne fa un’analisi e formula il profilo, gli aspetti chiave, le relative competenze e, per ognuna di queste, gli indicatori: questi rappresentano il metro di valutazione delle competenze dei lavoratori. Successivamente, la stessa analisi viene rivolta ai lavoratori a cui è richiesta la compilazione di un portfolio che riporti tutte le esperienze del soggetto (educativo-formative, professionali, hobby) per le quali viene richiesto di documentare le competenze acquisite. Tali competenze dichiarate dal lavoratore vengono poi valutate rispetto agli indicatori definiti in precedenza. Questa valutazione mette in luce tutte le competenze che la persona possiede, spesso sconosciute all’azienda e allo stesso lavoratore. Le competenze del lavoratore rispondenti agli indicatori saranno quindi validabili. Per quelle che non soddisfano tali indicatori, il lavoratore potrà accedere a percorsi formativi progettati appositamente e la formazione, se svolta in azienda, riduce i periodi di assenza del personale. La validazione delle competenze acquisite è spendibile, quindi, all’interno dell’azienda ma anche come scambio verso l’esterno.
In sintesi, azienda e lavoratore vengono guidati in un percorso che mira alla consapevolezza del proprio potenziale (riferito al lavoratore) e dei propri bisogni (riferiti all’azienda), alla rielaborazione dell’approccio e alla successiva definizione degli obiettivi di sviluppo.

Quattro figure chiave

Per la realizzazione pratica del modello VPL si prevede il coinvolgimento di quattro figure professionali: un supervisore, che deve avere conoscenze pregresse, è la figura principale in quanto gestisce tutte le fasi della procedura; un tutor dei lavoratori, che è un dipendente dell’azienda e assiste i lavoratori nella stesura delle competenze, e due assessor, uno interno all’azienda e uno esterno, con lo scopo di garantire l’obiettività nella valutazione delle competenze tenendo in conto sia la prospettiva dell’azienda che una realtà più generale di inserimento.

Due soggetti centrali
Il modello VPL è reale e concreto, in grado di produrre effetti economici, integrando nei fatti sistema produttivo, mercato del lavoro e formazione. Il modello centra la propria attenzione sull’individuo e sul suo processo di apprendimento, dimostrando che si apprende da ogni ambito di vita e come gli apprendimenti stessi possano essere impiegati per la crescita professionale e personale. A questo viene affiancato il ruolo dell’impresa quale soggetto di sviluppo economico e sociale dei territori che mira all’investimento ottimale delle risorse.

Sperimentazione a Macerata
La sperimentazione del modello VPL, sull’esempio dell’esperienza olandese, è stata condotta in provincia di Macerata nell’ambito del progetto Equal “Investing in People” da parte della Provincia con diversi partner territoriali.
Il modello, ricordando che può essere sviluppato su qualsiasi tipo di azienda, lavoratori, associazioni, ha preso in considerazione due target di lavoratori, quelli più a rischio di espulsione dal mercato del lavoro, gli over 45 e le persone disabili e che in genere hanno più difficoltà a valutare pienamente le competenze possedute e le proprie potenzialità.
La sperimentazione del modello operata dalla Provincia ha portato apprezzamenti a livello nazionale ed europeo. Riconoscere le competenze potrebbe portare in futuro a gestire meglio anche i lavoratori immigrati: sapere cosa sanno fare permet-te di inserirli meglio nel paese ospitante ma anche di gestire meglio il ritorno al paese d’origine facilitando l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

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