NON DIMENTICARE le due importanti lezioni ereditate dal XX secolo: prendere sul serio le minacce dei fànatici e prepararsi per tempo ad affrontarle». Questo l’invito che Antonio Martino, già ministro degli Esteri e poi della Difesa, ha rivolto al termine della sua lectio magistralis tenuta nell’aula magna dell’Università di Macerata, dove si è svolto il secondo incontro di riflessioni sui valori di libertà e democrazia, nell’ambito degli eventi celebrativi della caduta del muro di Berlino organizzati dalla Provincia di Macerata. Accolto dai saluti del presidente del Consiglio provinciale, Umberto Marcucci, della professoressa Paola Olivelli, e del presidente della Provincia Franco Capponi, l’on. prof. Antonio Martino è stato introdotto da Serena Sileoni, curatrice del ciclo di convegni, come «l’unico paladino in Italia del puro liberalismo».
ATTUALMENTE presidente italiano dell’Unione interparlamentare, Martino ha parlato senza remore degli orrori del passato e dei timori del presente. Quanto ai primi egli ha ricordato che il crollo del muro «ha restituito al vecchio Continente la sua centralità, liberando il mondo intero da un terribile e apparentemente ineliminabile incubo». Si è poi chiesto, senza trovare risposta, «come un mito malevolo e malvagio avesse potuto fare presa su tanta gente che pure aveva di fronte l’evidenza indiscutibile delle sue nefaste conseguenze e dei suoi orrori», e come «i comunisti italiani avessero potuto circondarsi di un’aria di rispettabilità quando addirittura non pretendere di possedere una sorta di superiorità morale». «Non c’è stato comportamento — ha proseguito Martino — per quanto riprovevole dell’Unione Sovietica che non sia stato accolto come giustificato e necessario dalla maggioranza dei comunisti italiani. L’URSS per loro era intoccabile, immune da qualsiasi critica. Eppure — ha proseguito l’ex Ministero — non solo l’orrore umano, ma anche il fallimento economico del modello sovietico erano un dato oggettivo».
CITANDO il sarcasmo di Hayek, Martino ha affermato che «prima venne chiesto ai cittadini dell’Est di adottare il comunismo perché riusciva a garantire benessere meglio di qualsiasi altro sistema; non appena fu evidente che ciò non era vero, venne chiesto di diventare comunisti perché i beni di consumo non erano importanti!». Quanto ai timori del presente, Martino ha affermato che «col crollo del Muro si è passati dall’incubo della guerra al rischio del terrorismo» e ha poi insistito sulle debolezze dell’Occidente. Al termine della lectio, la Provincia ha donato a Martino un quadro dell’artista maceratese Silvio Natali in segno di gratitudine. L’opera di Natali si ispira proprio alla caduta dei regimi comunisti dell’est Europa e alla fine della cosiddetta guerra fredda.
Da "Il Resto del Carlino" del 23/11/2009
Da "Il Resto del Carlino" del 23/11/2009
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