giovedì, dicembre 20, 2007

Lettera inviata da Blarasin ai commercianti di Macerata

Caro Commerciante,

Diverse settimane or sono ho chiesto una firma a molti negozianti del centro storico ed a molti loro clienti per sostenere le mie proposte in consiglio comunale per rivitalizzare il centro storico e le zone limitrofe.

Ti ringrazio innanzi tutto per la disponibilità che mi hai concesso e per le preziose firme che sono state raccolte con le quali ho sostenuto, come hai potuto leggere dalla stampa locale, una forte battaglia in consiglio comunale.

Purtroppo la maggioranza, compatta come non mai, ha bocciato tutte le proposte all’ordine del giorno che prevedevano, come già sai, diverse iniziative giudicate , tra l’altro, molto utili ed interessanti da esperti che in altre città simili a Macerata hanno già ristrutturato con successo i centri storici.

Ho il forte e fondato sospetto che la giunta che governa Macerata vuole portare a termine un’opera di spoliazione di questa Città. Prova ne è che nessuno si muove per fermare la chiusura degli Uffici pubblici (Banca d’Italia, Direzione Provinciale del Tesoro, Ragioneria Provinciale dello Stato ecc.). Sulla vendita delle Banche locali sono state fatte e vengono fatte solo chiacchiere; sui costi delle abitazioni, sulla sicurezza dei cittadini, sulla sanità e pronto soccorso altrettanto.

Dal mio canto continuo nella mia opera di sollecitazione e di denuncia , in alcuni casi anche da solo, certo che questa è la via giusta da seguire. Nell’immediato, grazie anche al tuo sostegno ed alle oltre mille firme raccolte, proseguirò nella battaglia per il Centro Storico investendo della questione anche le Istituzioni più alte.

Andrea Blarasin

martedì, novembre 27, 2007

Codice Rosso per l'Ospedale di Macerata


La mia analisi dopo aver ascoltato le parti in causa, Ciccarelli incluso:
il Pronto soccorso (e non solo) non è poi così pronto. Ciccarelli sembra un bravo ragioniere, troppo attento ai problemi di bilancio. Ma un pò disattento ai problemi dei cittadini. Molti politici si sono disinteressati e non hanno combattuto per Macerata.















venerdì, novembre 09, 2007

Mille firme per la rinascita del centro storico. Successo per la petizione di Blarasin.








Riflessione sulla chiusura delle filiali Bankitalia e sullo scacco della politica.

Il 28 settembre 2007 il Consiglio superiore della Banca d’Italia ha approvato il piano di ristrutturazione della Banca d’Italia, che prevede la chiusura di 33 filiali (nelle Marche solo Macerata) e il ridimensionamento di altre 25. Le funzioni di vigilanza spariranno da 78 province.

Da notare che il Consiglio superiore è composto dagli eletti nelle assemblee dei partecipanti al capitale della Banca d’Italia, cioè dalle grandi banche commerciali. Quindi vigilantes e vigilati decidono insieme le regole.

Gli stabili delle filiali chiuse, palazzi storici nei centri cittadini, sembra verranno venduti. Il loro valore è immenso, solo Macerata vale circa 50 milioni di euro. A chi andrà tanto denaro?

La riforma, accreditata da vari giornali e politici come “riorganizzazione naturale” (espressione che tra l’altro è un nonsenso) produrrà, direttamente e indirettamente, piccoli e grandi disastri che torneranno agli onori di quella cronaca che va sotto il nome di criminalità finanziaria, la quale accompagna questo paese ad intervalli regolari: Banca Popolare di Lodi, Cirio, Parmalat e Bond Argentini. Conserviamo il ricordo di tali commenti positivi fino ai prossimi “furbetti del quartierino”, quando gli stessi opinionisti autorevoli si chiederanno: “Ma la Banca d’Italia dov’era?”.

Tralasciando di ricordare sia i servizi gratuiti che la tutela dei diritti dei cittadini che la Banca d’Italia esercitava in provincia, direttamente o indirettamente, vorrei ora sottolineare alcuni passaggi legislativi che la suddetta riforma ha completamente bypassato.

Il Testo Unico Bancario decreto legislativo 1° settembre ’93 n. 385 all’articolo-chiave (articolo 5 comma 1) recita testualmente:
“le autorità creditizie esercitano i poteri di vigilanza a esse attribuiti dal decreto legislativo, avendo riguardo alla sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, alla stabilità complessiva del sistema, all’efficienza e alla competitività del sistema finanziario nonché all’osservanza delle disposizioni in materia creditizia.”

Quindi la Banca d’Italia è chiamata dalla legge a vigilare sulla stabilità del sistema e sulla sana e prudente gestione dei soggetti vigilati TUTTI .

Il legislatore ha posto sullo stesso piano la stabilità sistemica e la sana e prudente gestione di ciascuna Banca, anche perché l’art. 47 comma 1 della Costituzione Italiana sancisce la tutela del risparmio in tutte le sue forme, cioè una forte attenzione a TUTTI gli intermediari bancari.

Probabilmente nei modelli di vigilanza esteri, quasi tutti fallimentari, ai quali la politica economica di questo paese guarda con tanto entusiasmo, una tutela così forte da assumere rango costituzionale non c’è. In Italia, invece, la carta costituzionale detta principi che mal si accordano con certe riforme.

Questa riforma, dunque, non solo va contro i principi del testo unico bancario, ma anche contro il dettato costituzionale. Ma, allora, perché nessuno in questo caso ha chiesto dimissioni o gridato all’attentato alla costituzione?

Forse perché le fusioni fatte e quelle che si faranno (qualcuna anche in casa nostra) daranno vita a grandi gruppi che vengono vigilati a livello centrale (Roma), quel livello centrale che dialoga con altre autorità internazionali per cui non servono realtà come Macerata.
Quindi la vigilanza è dedicata principalmente ai grandi gruppi, a scapito della sana e prudente gestione di TUTTI gli altri intermediari e del dettato costituzionale sul risparmio.

Dei risparmiatori e dei cittadini non importa nulla a nessuno. Essi vengono lasciati al mercato, dove solo sei hai un forte potere contrattuale (cioè se sei ricco) condizioni la banca.

La vigilanza così pensata ha essenzialmente una funzione “ancillare” alla politica monetaria. Per questo interessano i grandi gruppi sistemici, perché un loro mal funzionamento condiziona la stabilità del sistema finanziario e soprattutto l’efficacia di trasmissione allo stesso delle manovre di politica monetaria.

La posizione dei cittadini e dei risparmiatori è subordinata ai macro-equilibri geo-economici.

Spero sia chiaro a tutti che questo progetto, oramai approvato dal Consiglio superiore della Banca d’Italia, osannato dai giornali, Corriere della Sera in testa, passivamente subito dalla politica, colpisce ancora una volta il cittadino in quanto contraente debole in un sistema bancario che detta le regole. Colpisce il cittadino in quanto fruitore di tutti quei servizi che andranno sempre più lontano e che pertanto costeranno molto di più.

Occorre ricordare che in una democrazia compiuta i tecnici propongono, ma a decidere della struttura e del funzionamento della pubblica amministrazione e, di conseguenza, dei servizi ai cittadini, sono gli “eletti”, ovvero i politici.

Andrea Blarasin
Consigliere Provinciale di Macerata

venerdì, ottobre 26, 2007

Macerata - Centro Storico. Il testo della conferenza stampa di Blarasin

Il centro storico della città di Macerata è oramai da tempo in fase di conclamato declino: dimostrato dall'evidente spopolamento, dalla chiusura di diverse attività commerciali e dalla perdita di numerosi uffici pubblici.
- Sempre meno residenti e studenti
- Ridotto il numero degli impiegati
- Commercianti in difficoltà, troppe sono le saracinesche che di continuo vengono abbassate
- Università sempre più decentrata
- Il comune ha trasferito da tempo molti dei suoi uffici
- Banca d'Italia in corso Matteotti è prossima alla chiusura
- I locali dell'ex Upim sono vuoti e la galleria del commercio vive un totale abbandono e uno stato di degrado
- L'ex sede del comando dei vigili urbani è chiusa
- La chiesa di San Filippo è chiusa da anni per i danni causati dal terremoto
- Palazzo degli studi è semivuoto
- Piazza Mazzini soffre della mancanza di una decisione univoca sul suo utilizzo
Al contrario ritengo che il centro storico di macerata debba tornare ad assumere il ruolo centrale che gli spetta per la sua bellezza, la sua storia e le sue potenzialità.
Infatti, il centro storico di Macerata non avrebbe nulla da invidiare a centri storici di altri capoluoghi di provincia che sono stati trasformati, da amministratori competenti, in salotti dove si respirano cultura ed arte, oppure in centri di attrazione economica e commerciale.
Bisogna affrontare urgentemente la questione del decadimento della città di Macerata che passa anche attraverso il processo di decadimento che sta vivendo il centro storico che va fermato prima che avvenga la desertificazione definitiva.
E’ per questi motivi che ho ritenuto di presentare un progetto organico, una proposta concreta che andrà in discussione nel prossimo consiglio comunale (era già all’ordine del giorno questa settimana).
Prima di esaminare la proposta nei singoli aspetti è necessario partire dalle considerazioni che l'hanno ispirata.
Un piano urbano per il centro storico non può prescindere da un piano strategico che, non è la prima volta che lo dico, è essenziale per avere una visione di medio lungo periodo della città. Per questo, è indispensabile un modello di sviluppo della città del suo centro storico come polo attrattivo.
Sembra evidente che non è più possibile parlare di Macerata come “ città dei 100.000”.
E’ invece possibile, anzi indispensabile, avere una visione del nostro capoluogo come “città della qualità”, come “città delle eccellenze”.
Macerata deve cioè riuscire a concentrare le migliori risorse della nostra provincia.
Per farlo deve poter seguire cinque parametri,5 linee guida che sono le seguenti:
piccolo capoluogo, ma pur sempre capoluogo
cura della qualità e dell'innovazione
specializzazione specialità
a cura del dettaglio
partecipazione e trasparenza
Ciascuno dei cinque punti dovrebbe essere applicato ad un progetto per il centro storico che coinvolga le sue caratteristiche principali.
Centro Storico:
1. Università (ruolo sociale civico dell'Università che deve poter partecipare alla vita della città)
2. Borgo Storico
3. Commercio turismo
4. Servizi pubblici
5. Accoglienza
Da queste semplici ma concrete considerazioni nasce la proposta presentata in Consiglio Comunale e, siccome ho detto che le proposte debbono essere partecipate condivise, ho inteso proporla anche cittadini attraverso una raccolta firme, una petizione su uno specifico argomento per sollecitare stimolare maggiormente l'amministrazione comunale sull'argomento stesso.
Con questo progetto chiedo al consiglio comunale di impegnare il sindaco e la giunta valutare le seguenti proposte.
1) Diamo inizio ad un processo di rivitalizzazione del centro storico con alcune iniziative nelle quali coinvolgere, oltre agli enti ed alle autorità competenti, tutti cittadini e gli operatori economici interessati;
i. In questo primo punto è evidente la volontà di fare della partecipazione effettiva dei cittadini e degli operatori economici il punto qualificante poiché la mancanza di condivisione rappresenterebbe un freno all'operatività e all'attuazione del progetto. Oggi più che mai una decisione politica deve essere collettivizzate, cioè deve sottrarre determinati ambiti di azione alla discrezionalità del singolo individuo.
2) Piazza della libertà è un salotto naturale, le vie laterali sono gioielli di bellezza storica ed architettonica: manca l'elemento “persone” a rendere vivo l'ambiente.
i. è questo un dato di fatto. Il centro storico, se adeguatamente valorizzato, è un gioiello. Ma la gente non viene perché non lo trova attrattivo.
3) Riportare la gente in centro significa riattivare il volano dell’economia locale: commercio, turismo, arte, cultura, tradizione della città capoluogo.
i. questo è l'obiettivo, riattivare l'economia locale rendere il centro attraente.
4) Cominciamo con l'impiegare l'area “ex Upim" per la creazione di un centro commerciale di grande qualità e quindi di grande attrattiva. Questo può avvenire con la creazione di tanti piccoli negozi-outlet coinvolgendo le grandi firme che producono sul territorio e che contribuiscono al suo arricchimento: Tod’s, Tombolini, Poltrona Frau, Nazareno Gabrielli, Fornarina, Paciotti, Nero Giardini, Santoni, Guzzini, Cucine Lube, etc. I commercianti del centro storico e delle aree limitrofe dovranno essere coinvolti nella fase di progettazione affinché sia loro garantita una prelazione nella concessione di adeguati spazi all’interno di tale area.
i. aree limitrofe devono essere coinvolte per una nuova concezione di centro storico allargato: sono le vie di accesso al centro quindi anch'esse debbono essere valorizzate (Corso Cairoli, Corso Cavour)
5) Invogliamo gli artisti ad esporre le loro opere nei palazzi storici della città.
6) Dedichiamo all'espressione dei musicisti degli spazi adeguati dove possano esibirsi per fare ascoltare ai cittadini della buona musica.
i. (I punti 5 e 6 debbono essere strutturali e le iniziative non una tantum)
7) Favoriamo l’apertura di librerie permanenti all'aperto sotto i magnifici loggiati di cui Macerata dispone.
8) Consorziamoci con degli antiquari, in provincia ce ne sono molti, per una fiera dell'antiquariato con cadenza mensile.
9) Utilizziamo le piazze disponibili per fiere di qualità dei prodotti tipici dell'enogastronomia marchigiana con cadenza settimanale;
i. il principio anche qui è quello della qualità dell'offerta, unita al metodo (periodicità degli eventi)
10) Valorizziamo gli ambienti del centro storico con un'adeguata illuminazione e con adeguate strutture, compresi parcheggi non a pagamento, per una migliore qualità dell'accoglienza.
i. Favorire la cultura dell'accoglienza (arredo urbano, estetica, illuminazione, servizi, parcheggi,)
Come accennavo questa proposta è stata distribuita in molti negozi del centro storico, di Corso Cairoli e di corso Cavour.
Il gradimento dell'iniziativa è andato al di là di ogni più rosea aspettativa, tanto è vero che con pochi giorni (una settimana) sono state raccolte oltre 1000 firme.
Queste firme ci dimostrano quanto il problema del degrado del centro del suo spopolamento si è sentito non solo dai commercianti ma da tutti cittadini.
La petizione continuerà ancora fino alla discussione della mozione in consiglio comunale le firme raccolte saranno consegnate al Sindaco.
In questa settimana di contatti molto frequenti con i negozianti, con i loro clienti e con i cittadini ho avuto modo di approfondire molte questioni relative alle problematiche del centro storico.
Questa mattina, quindi, ho presentato in comune, ad integrazione della mozione, due interpellanze su due delle molte questioni specifiche irrisolte e che creano ulteriori disagi al centro storico.
La prima interpellanza riguarda la modifica delle fasce orarie ZTL del centro storico.
La seconda riguarda la modifica della disposizione dei posteggi degli ambulanti del mercato di piazza Mazzini.

giovedì, settembre 27, 2007

Macerata - Bankitalia e Banca Marche. Il testo della conferenza stampa di Blarasin


1) Banca d’Italia

Il direttorio della Banca d'Italia intende procedere ad una riorganizzazione della struttura periferica dell'istituto che nell'immediato comporterebbe per quanto riguarda le Marche la chiusura della sola filiale di Macerata. Resterebbero aperte, con compiti diversi, le filiali di Ascoli Piceno e Pesaro e la sede di Ancona.
I criteri di scelta per la chiusura di questa filiale, che sarebbe l'unica nelle Marche ad essere chiusa, non sono affatto chiari tanto che sono stati contestati anche dalle sigle sindacali.
Ho con me un volantino di rivendicazione della “Federazione Autonoma Lavoratori Banca d'Italia” - Sindacato Nazionale Banca Centrale e Autorità - che recita testualmente:
“Il presidente dell'Unione delle Province Italiane, On. Fabio Melilli, ha richiesto un'audizione alla Commissione Parlamentare di competenza, per sostenere le ragioni del mantenimento di tutte le filiali sul territorio.
Contemporaneamente, l'Unione delle Province Italiane ha già richiesto alla Commissione Parlamentare di promuovere un intervento sulla Banca d'Italia per indurla a sospendere la presentazione, al consiglio superiore del 28 settembre, il piano di ristrutturazione che prevede la chiusura di 39 filiali.
Prosegue, con la massima coerenza, il nostro sforzo per sensibilizzare la politica sui danni, alla collettività e al paese, che sarebbero determinati dal progetto della Banca.”
Firmato : Segreteria Generale FALBI – CONFSAL (sindacato facente parte della Federazione delle Banche Centrali Europee).
Come ho già accennato, i criteri che hanno portato alla chiusura di alcune filiali della Banca d'Italia e non di altre, anche di alcune per cui la chiusura era invece prevista, sono tutt'altro che chiari. Si suppone che l'operazione sia esclusivamente politica perché, avendo riguardo alla filiale di Macerata, filiali analoghe per grandezza, operatività, vicinanza dal capoluogo di Regione, sono rimaste aperte. (gli elementi menzionati potrebbero essere elementi presi a base per la scelta).
Per esempio: in Sicilia, dove era prevista la chiusura di sette filiali sul nove, alla fine sono state chiuse due sole filiali e ne sono rimaste aperte sette.
Si suppone che il criterio utilizzato sia esclusivamente politico. Le iniziative sul territorio maceratese a difesa della filiale della Banca d'Italia sono state essenzialmente due. La prima, un ordine del giorno presentato al comune di macerata firmato ed approvato dall'unanimità dei consiglieri. La seconda: un ordine del giorno, che ricalcava il documento approvato unanimemente dal Comune di Macerata, presentato in Provincia dal sottoscritto che invitava il presidente della provincia e l'amministrazione provinciale a intraprendere nelle opportune sedi politiche ed istituzionali tutte le iniziative indispensabili per la permanenza della filiale della Banca d'Italia ha Macerata. Quest'ultimo non è stato approvato dal consiglio provinciale mentre è stata approvata una mozione presentata dalla maggioranza di centro-sinistra più possibilista sull'accentramento ad Ancona.
La chiusura della filiale della Banca d'Italia macerata, unitamente ai tanti altri uffici che sono in difficoltà - si parla infatti con sempre maggiore insistenza anche delle ridimensionamento delle Prefetture, delle Questure, degli Archivi di Stato, delle Direzioni Provinciali del Tesoro, degli ex Provveditorati agli Studi di molti altri enti da sempre posti a presidio del territorio provinciale a tutela dei suoi abitanti - porta ad un indebolimento e ad onde l'impoverimento del capoluogo maceratese e della sua provincia.
La territorialità va difesa. Ed è mancata proprio una difesa forte delle istituzioni e della maggior parte dei politici a favore del mantenimento di un presidio che gratuitamente al servizio del territorio e dei suoi cittadini.
Non solo manca una progettualità per la Macerata del futuro, ma viene consentita le spoliazione di quanto già esistente.

2) Banca delle Marche

Analoghe difficoltà si stanno vivendo in questi giorni per la Banca delle Marche, per la quale si parla breve di una fusione con un grande istituto bancario nazionale (si pensa sia l’Istituto San Paolo) o di una vendita.

Al di là di tutti gli interventi che si sono succeduti, bisogna fare alcune puntualizzazioni ripercorrendo la storia di questo Istituto di Credito, allora CaRiMa, che in nome di un rafforzamento del territorio si è fuso una prima volta con la cassa di risparmio di Pesaro, ed anche quella volta su questo processo intervennero gli autorevoli personaggi - forse sempre gli stessi - concludendo che alla fine era un obiettivo giusto da perseguire. Nel 1994 si è verificata un'altra fusione con la cassa di risparmio di Jesi, stessi discorsi, stesse polemiche, stessi personaggi: sull'argomento si pronunciò a favore anche il Consiglio Comunale dell'epoca.

Arriviamo alla situazione attuale in cui si parla di questo evento molto vicino. Le prese di posizione riguardano soprattutto la territorialità della banca vista soprattutto attraverso la Governance.

Ma la Governance di per sé non fa la territorialità come dimostrato in più di una circostanza.
La territorialità invece può e deve esprimere la Governance.

È necessario fare discorsi chiari. Se si parla di distribuzione di poltrone nell'ambito della Governance in un istituto più grande basta seguire quello che dice un famoso manuale. Se si parla di territorialità con tutto ciò che ne consegue (e che spiegherò), la territorialità non può essere salvaguardata in costanza di una fusione di ampia portata anzi la territorialità viene venduta nel senso che un grande istituto, magari del Nord, si trova ad avere, pagando un prezzo più o meno equo, una rete di sportelli già preconfezionata, già funzionante, già in rete con il tessuto produttivo locale e per tutto questo può benissimo pagare un surplus sotto forma di qualche poltrona di Governance.
Ipotizzando questo secondo scenario quali sarebbero i benefici per il territorio? A mio avviso non ce ne sono perché - la storia del Credito Italiano già lo dimostra - le dipendenze sul territorio delle grandi banche italiane, pur possedendo strutture altamente informatizzate e specializzazioni in vari segmenti, non sono in grado di soddisfare appieno le esigenze di tutta l'utenza territoriale (dal grande al piccolissimo), non riuscendo a percepire le peculiarità strutturali e le relative variabili.
(Obiezione: ma le filiali restano pur sempre quelle!!! Dal punto di vista statico si, ma nel tempo sono destinate a cambiare sia perché cambia la strategia d'impresa sia perché cambia la governance, cambiano gli obiettivi e cambiano le persone.)

Bisogna anche considerare che il ragionamento che stiamo affrontando è nell'ottica dei benefici al territorio perché se guardiamo la vicenda dal punto di vista della banca, che è una impresa, la fusione rientra nell'ottica della crescita dimensionale, che è un concetto imprenditoriale attualmente correttamente perseguito ai fini della competitività.

Quindi se affrontiamo la questione da un punto di vista squisitamente aziendale, e quindi dal punto di vista della Banca, la fusione va bene e questo lo dico sia come politico che come commercialista.
Ma se, come credo, il principale compito di un politico è quello di analizzare le questioni da un punto di vista di utilità pubblica ed in funzione territoriale, le ipotesi della fusione o della vendita non vanno bene. Per fare un esempio, avrei voluto vedere come il gruppo intesa San Paolo avrebbe gestito la crisi del settore calzaturiero nel nostro distretto. Chi cerca di abbinare le due cose - il punto di vista aziendale è il punto di vista territoriale - o è in malafede o ha poco riflettuto sulla questione.

La vera banca che serve al territorio è quella banca che vive il territorio e vi ha radicamento, che interpreta le evoluzioni economiche e congiunturali ancor prima dell'imprenditore,.
Territorialità significa anche e soprattutto conoscenza e capacità di sintonizzarsi con le caratteristiche dei clienti-utenti, degli imprenditori, dei commercianti, degli artigiani, delle famiglie, dei giovani di questo territorio e per fare questo occorre una grande sensibilità che solo una Banca locale può avere con la sua “comunità”.

domenica, settembre 16, 2007

"Bisogna proteggere la spesa"


“Nell’ultimo anno si sono verificati incrementi importanti dei prezzi internazionali dei prodotti agricoli che, anche secondo l’ultimo rapporto OCSE/FAO, potrebbero innescare una spirale di aumenti nei generi alimentari di prima necessità”. E’ quanto afferma il consigliere provinciale Andrea Blarasin nell’ordine del giorno presentato in Provincia.
Blarasin chiede al Consiglio Provinciale di sollecitare il Governo ad utilizzare tutti gli strumenti possibili di controllo delle filiere agro-alimentari, al fine di evitare che il già modesto reddito delle famiglie italiane venga colpito anche dall’aumento ingiustificato dei prezzi dei generi alimentari di prima necessità.
“Questo rischio – continua Blarasin - è fortemente presente in questo autunno in cui il clima, la carenza dell’acqua e l’aumento di domanda può dare corso ad una spirale inflazionistica e speculativa senza freno. Lo dimostra anche lo stato di allarme di consumatori ed associazioni di categoria che in questi giorni hanno proposto vari tipi di scioperi della spesa.
Rivolgo un appello particolare ai Sindacati, affinché abbiano il coraggio di rinnovarsi, se effettivamente vogliono rendere un servizio al cittadino-lavoratore. I sindacati dovrebbero essere spinti dagli eventi attuali a rompere con gli schieramenti politici di riferimento, pena l’inconcludenza della propria opera, che non può più limitarsi alle pur importanti concertazioni per il rinnovo dei contratti e per le riforme sulle pensioni. Il cittadino lavoratore è anche cittadino consumatore ed utente, in balia di eventi politici ed economici insormontabili senza una adeguata tutela. Chi, meglio delle associazioni sindacali, che possiedono una organizzazione capillare e capace di influenzare le scelte di Governo, può contribuire ulteriormente a far sentire la voce dei cittadini-consumatori?”

Andrea Blarasin
Consigliere Provinciale di Macerata

venerdì, settembre 07, 2007

Petriolo: "Bavaglio all'opposizione"


L'amministrazione comunale di Petriolo vuole mettere il bavaglio all'opposizione che chiede trasparenza e chiarezza sull'operato della maggioranza di centro-sinistra.
La mancata consegna, nei tempi stabiliti dalla normativa, ai consiglieri comunali di opposizione, di documenti richiesti nell'esercizio delle loro funzioni ne è una testimonianza.
Ma se questo già denota un atteggiamento antidemocratico ed arrogante del sindaco di Petriolo, i successivi sviluppi sono inqualificabili.
Infatti, ad una interrogazione ed ad un volantino della minoranza per conoscere se siano state effettuate verifiche tecniche e se sia stata correttamente svolta funzione di vigilanza sul rispetto delle norme in alcuni cantieri, il Sindaco Castellani, per tutta risposta, da incarico ad un avvocato di rispondere con una diffida ad esercitare il diritto di fare opposizione.
Tralascio le considerazioni sulla contraddittoria ed a tratti esilarante lettera inviata dal legale che, comunque, dovrebbe sapere che l'interesse pubblico prevale in molti casi su quello privato.
Non è invece sostenibile il comportamento del Sindaco che pretende di controllare l'iniziativa dell'opposizione e di ingabbiarla entro parametri di suo gradimento.
Continueremo a chiedere trasparenza sugli atti dell'amministrazione e da tutelare cittadini attraverso la vigilanza e l'informazione. A proposito, signor Sindaco, a quanto ammonta il costo che cittadini hanno sostenuto per questo singolare incarico al legale per costringere al silenzio l'opposizione?

Blarasin: "Vecchi politici a casa"

E’ con vero piacere che ho letto l’articolo di Placido Munafò di domenica 2 settembre.
La lucida analisi effettuata sulla situazione in cui versa da decenni la città di Macerata, peraltro da me stigmatizzata in più di una circostanza, mi trova completamente d’accordo. Come sono in piena sintonia con il suo invito: che i politici che da sempre gestiscono questa città se ne tornino nelle loro case.
La voce di Munafò si è levata forte e chiara e ad essa aggiungo ancora una volta la mia su una gestione della cosa pubblica che ha creato danni incalcolabili al passato, al presente ed al futuro di Macerata facilitando, peraltro, gli interessi di pochi.
Questa è orami una città disincantata e rassegnata a subire le difficoltà legate ai servizi che mancano, ai costi delle case, ai disservizi della scuola e della sanità, ai problemi del lavoro, dell’immigrazione senza controllo, della sicurezza e di tanto altro ancora.
L’elenco delle problematiche maceratesi è sempre più lungo ogni mese che passa perché sempre più carente è l’attività di governo (Comune e Provincia) che si limita ad una ordinaria amministrazione ben pubblicizzata per i propri interessi di sopravvivenza politica.
Allora ben vengano le voci forti di denuncia alle quali non intendo solo dare apprezzamento e solidarietà, ma esprimo un invito: passiamo, per quel che è possibile, dalle parole ai fatti, senza tralasciare alcuna opportunità che possa portare Macerata fuori dalla situazione di stallo cronico.
Aiutiamo Macerata ad esprimere una nuova classe politica disinteressata e preparata in grado di restituire la cosa pubblica ai cittadini. Battiamoci insieme, tutti i politici di buon senso, contro l’espropriazione perpetrata ai danni della città: uffici pubblici che sono stati e che verranno chiusi (Munafò ricordava Bankitalia); banche locali che hanno, prima preso la via di Ancona (Jesi) facendo credere che questa fosse la migliore soluzione possibile, e che ora chissà dove andranno a finire; la sanità regionale che pone il nostro ospedale provinciale in condizioni di subordine e che crea situazioni di disagio ai cittadini (ad esempio per il Pronto Soccorso); scelte urbanistiche che rendono sempre meno vivibile la città; una viabilità inadeguata.
Il tempo delle parole è finito: o si procede con azioni politiche concrete o la vecchia politica lascerà Macerata solo quando non ci sarà più nulla da “prendere o da dare”.

lunedì, luglio 30, 2007

Prelievo Inpdap: approvato dal Consiglio Provinciale l'o.d.g. contro il meccanismo del "silenzio-assenso"


E’ stato approvato in Consiglio Provinciale all’unanimità (con il solo voto di astensione del Presidente del Consiglio Silvano Ramadori) l’ordine del giorno presentato dal Consigliere Andrea Blarasin di Alleanza Nazionale.
L’ordine del giorno riguarda il decreto n.45 del 07 marzo 2007, secondo il quale dipendenti e pensionati Inpdap sono iscritti obbligatoriamente al fondo per l’accesso alle prestazioni creditizie dell’Inpdap con l’applicazione di una trattenuta mensile sull’ammontare lordo dello stipendio (0,35%) o della pensione (0,15%), salvo che non si oppongano con lettera di dissenso da inviare all’Istituto.
Il Consigliere Provinciale Andrea Blarasin ha sottolineato che questo prelievo avverrà anche per centinaia di migliaia di persone, a cui non è pervenuta nessuna comunicazione, che non hanno alcun interesse a potenziali crediti ed a milioni di pensionati che crediti agevolati non li hanno mai avuti. Con il meccanismo del “silenzio assenso”, quello che doveva essere un beneficio si tramuta per molti in un nuovo balzello nascosto tra le pieghe di un decreto.
Con l’approvazione di questo ordine del giorno il Consiglio Provinciale, oltre a ribadire la necessità di una maggiore trasparenza amministrativa e di una corretta informazione ai cittadini, invita il Governo a revocare o modificare con proprio provvedimento il sistema del “silenzio-assenso” previsto dal decreto 45 del 2007 e invita il Ministero dell’Economia e l’Inpdap ad inviare una comunicazione per informare i dipendenti ed i pensionati interessati da questo provvedimento.

Fini: Moschee, predica in italiano


Leader An, crocifissi devono restare, sono il nostro simbolo
(ANSA) - RIETI, 29 LUG
Nelle moschee la predica deve essere fatta in italiano perche' dobbiamo sapere cosa accade li' dentro': lo ha detto il leader di An Fini. 'Ognuno prega il suo Dio come vuole ma noi dobbiamo sapere se si prega Allah o si semina odio', ha spiegato Fini, ribadendo che i crocifissi non debbono essere tolti dalle aule scolastiche. 'Molti alunni musulmani non ci obbligano a togliere i crocifissi perche' questi rappresentano la nostra identita' storica e culturale', ha aggiunto il leader di An.

venerdì, luglio 20, 2007

Prelievo Inpdap. Blarasin: nuovo balzello per dipendenti e pensionati


Prelievo Inpdap nascosto fra le pieghe di un decreto governativo
(numero 45 del 7 marzo 2007)
[Clicca sull'immagine per leggere l'articolo].

Referendum: raccolte 500mila firme


ROMA, 20 LUG
''Abbiamo le 500 mila firme''. Lo ha dichiarato il presidente del Comitato promotore dei referendum elettorali. Giovanni Guzzetta, che si trova oggi a Messina, sua citta' natale, per concludere il tour referendario, ha anche sottolineato che ora si tratta di raggiungere quota sicurezza di 570 mila firme.

lunedì, luglio 16, 2007

Corte dei conti allarmata sui conti pubblici

Corte dei conti allarmata sui conti pubblici. «Un'attenta lettura delle stime di finanza pubblica per il 2007 - spiega il presidente della Corte dei conti Tullio Lazzaro nel corso dell'audizione sul Dpef - sospinge a un giudizio più allarmato sulle tendenze in atto, confermando tutte le preoccupazioni sulle difficoltà di controllo della spesa pubblica». L'andamento della spesa pubblica nel 2007 dimostra che i risultati del risanamento dei conti sono «precari» e permangono «rischi». Lazzaro ha sottolineato come il miglioramento dei conti è per intero ascrivibile all'aumento delle entrate e della pressione fiscale, che raggiungerebbe il 42,4% al netto del Tfr. Duro il giudizio sul Dpef, che per il 2008 «disattende le indicazioni» della Commissione europea,prospettando un miglioramento del saldo strutturale di solo lo 0,2 per cento. «Si tratta di una scelta non isolata nel contesto europeo - aggiunge Lazzaro - ma che nel caso italiano espone a rischi molto alti». E secondo Lazzaro anche la prossima finanziaria non sarà leggera. Per ottemperare agli impegni sottoscritti e alle nuove iniziative «anche per il 2008 la prossima legge finanziaria dovrà disporre una manovra in grado di ottenere risorse fino a un massimo di oltre 21 miliardi di euro, ai quali vanno aggiunti i mezzi, non quantificati, per la copertura dei rinnovi contrattuali per il pubblico impiego». Allarme anche sull'efficacia degli studi di settore, che rischiano di produrre effetti di paralisi e rinvio, con una sostanziale disapplicazione e inefficacia. Lo strumento «rischia di restare sostanzialmente inapplicato proprio per la logica, sulla quale necessariamente si fonda, di voler obbligare milioni di contribuenti a doversi contemporaneamente e visibilmente adeguare a un grado più elevato di adempimento dell'obbligazione tributaria». Secondo Lazzaro, questo «necessariamente trasforma la gestione dell'adeguamento degli studi di settore in un'operazione politicamente sensibile, la cui concreta attuazione viene di fatto a essere condizionata da considerazioni di effetti di ricaduta sul piano del consenso». Lazzaro ha anche invitato a rafforzare in modo «consistente il numero dei controlli», per «elevare il rischio per coloro che continuano a sottrarsi, in tutto o in parte, all'obbligazione tributaria, proprio perché confidano nella bassissima probabilità di essere assoggettati ad accertamento». Necessario anche migliorare la gestione del recupero effettivo delle maggiori imposte e delle sanzioni inizialmente accertate. Molto problematica, poi, la copertura sia degli oneri del pubblico impiego, sia di quelli in materia pensionistica col il ricorso esclusivo a interventi di riduzione della spesa primaria, attraverso la sperimentazione dello spending review. Infatti «non va dimenticato che poco meno di due terzi della spesa corrente sono costituiti da redditi da lavoro dipendente, dalla spesa pensionistica e da quella per interessi, categorie per le quali appare esclusa o di difficile applicazione la tecnica della revisione della spesa, essendo altri i provvedimenti correttivi che ne migliorerebbero il controllo nel tempo». Per Lazzaro la pratica dei tagli orizzontali disposta con l'ultima finanziaria e le precedenti si é rivelata solo in parte efficace dando luogo a rimbalzi di spesa negli anni successivi o a reintegrazione di risorse già nell'anno di riferimento.Secondo il presidente della Corte dei conti «appare rischioso non cogliere appieno le occasioni offerte da un ciclo economico particolarmente favorevole per condurre una politica di bilancio più rigorosa, che dovrebbe avere come riferimento prioritario il percorso di riduzione del debito».

martedì, luglio 03, 2007

Palasport. Blarasin: "E' tempo di concretezza"

Andrea Blarasin risponde alle critiche ed alle polemiche del capogruppo della Margherita Marco Blunno che contestava i meriti di An nell'aver stimolato il dibattito sul Palas anche tramite continue richieste, ordini del giorno, mozioni ed interrogazioni.

sabato, giugno 30, 2007

Palasport a Macerata. An esulta: "L'abbiamo spuntata noi"


E' certamente di Alleanza Nazionale il merito di aver tenuto vivo il dibattito sul problema del Palasport.
An, infatti, ha sempre insistito sulla necessità della costruzione del Palas a Macerata nonostante i divieti dei partiti del Centro-Sinistra e le risposte negative del Sindaco.

domenica, giugno 10, 2007

Libro bianco sul Castello di Beldiletto di Pievebovigliana


Il libro bianco sul Castello di Beldiletto di Pievebovigliana è stato presentantato dai consiglieri di minoranza del Comune interessato alla presenza dell'On. Giulio Conti, dei Consiglieri Regionali Francesco Massi e Franco Capponi e del Consigliere Provinciale Andrea Blarasin.

giovedì, maggio 24, 2007

A Macerata serve un Piano per la mobilità



Il trasporto pubblico locale è in una fase di crisi nei piccoli centri ed anche a Macerata: infatti l’aumento della mobilità dei cittadini sancito dall’ultimo rapporto Asstra (Associazione Trasporti) non è stato intercettato a sufficienza dal sistema di trasporto pubblico locale, con la conseguenza dell’aumento dell’uso dell’automobile.L’innalzamento delle prestazioni del trasporto pubblico locale è una necessità stringente e non più derogabile, anche a Macerata. Da anni le aziende sono in prima fila in questo sforzo di rilancio, ma occorre maggiore coraggio nelle scelte da parte degli amministratori delle città. Macerata è un esempio di come, anche in questo settore, non ci sia una pianificazione strategica sulla mobilità cittadina. Anzi, mentre si tenta di incoraggiare l’uso dei mezzi pubblici solo a parole o con iniziative, come le domeniche senz’auto, che lasciano il tempo che trovano, si insiste sulla riduzione degli orari o peggio sulla sostituzione del servizio standard con l’autobus a chiamata, penalizzando le fasce sociali più deboli. Vanno abbandonate le sperimentazioni fallimentari e va riportata l’attenzione sul cittadino e sul suo bisogno di mobilità. Deve essere prioritario per l’Amministrazione Comunale di Macerata affrontare e risolvere in un quadro di insieme le problematiche relative alla mobilità cittadina: pulizia, affollamento, orari e soste degli autobus, viabilità e sensi di marcia più idonei, infrastrutture, viabilità, incroci funzionali, adeguato piano parcheggi. Per raggiungere degli obiettivi esiste anche uno strumento, previsto da alcuni anni nel nostro ordinamento e raramente applicato in concreto. E’ il piano Urbano della Mobilità.

sabato, maggio 05, 2007

Porto Potenza Picena: binari non protetti. Il caso finisce in Provincia

Il caso sollevato dai cittadini di Porto Potenza Picena arriva all'attenzione della Provincia di Macerata. Si tratta di un tratto di ferrovia non protetto sul lungomare sud e quindi pericoloso perchè potenzialmente attraversabile per raggiungere la spiaggia.

martedì, aprile 03, 2007

Una sinistra accentratrice

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Al momento questo è soltanto un testo di prova. Per approfondimenti visita il sito Andrea Blarasin.

martedì, marzo 20, 2007

Droga e siringhe: Blarasin chiede maggiori controlli


Anche a Piediripa. come ogni anno, il rituale del ritrovamento di siringhe usate nei parchi pubblici.
Andrea Blarasin chiede maggiori controlli e più pulizia della aree verdi.
Leggi gli articoli tratti dal Messaggero e dal Corriere.

venerdì, febbraio 09, 2007

Macerata - Servizio Idrico. Il testo della Mozione di Blarasin presentata in Consiglio Comunale


PREMESSO

  • Che l’Osservatorio Prezzi&Tariffe di Cittadinanzattiva ha svolto un indagine sul servizio idrico integrato in tutti i capoluoghi di provincia italiani, relativamente al biennio 2005 e 2006;

  • Che tale indagine ha preso ad oggetto, nel biennio di riferimento, le tariffe idriche ad uso domestico scomposto nelle voci: acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione e quota fissa (o ex nolo contatori);

  • Che tale indagine è stata condotta analizzando il costo sopportato da una famiglia di tre persone che consuma all’anno 192 metri cubi di acqua, in linea con quanto calcolato dal Comitato di Vigilanza sull’uso delle risorse idriche nell’ultima relazione al Parlamento;

  • Che i dati sono stati reperiti direttamente dagli Ato o dai gestori del servizio idrico nelle città interessate dalla rilevazione;
CONSIDERATO
  • Che dallo studio realizzato risulta complessivamente che nel 2006 c’è stato un aumento medio nazionale del 5% sulle bollette dell’acqua rispetto alla spesa sostenuta dalle famiglie nel 2005;
  • Che la regione Marche ha avuto nel 2006 rispetto al 2005, in termini percentuali, la più alta variazione in aumento tra le Regioni italiane, attestandosi al 9,6%;

  • Che nella città di Macerata si è riscontrato, tra tutti i capoluoghi di provincia italiani, il più alto incremento tariffario del biennio considerato, con i costi aumentati del 42%;

IL CONSIGLIO COMUNALE DI MACERATA
IMPEGNA
IL SINDACO E LA GIUNTA



  • Ad accertare l’entità della variazione delle tariffe idriche nel biennio 2005/2006 e soprattutto a verificare le cause che hanno portato la città di Macerata al primo posto a livello nazionale con la più alta variazione in aumento (+42%);
  • A valutare la possibilità di abbassare le tariffe idriche anche attraverso una politica di tutela di un bene comune fondamentale quale è l’acqua;
  • A valutare la possibilità di creare delle “fasce protette” tra la popolazione economicamente più esposta a tali rilevanti aumenti di un bene di prima necessità quale è l’acqua (pensionati, monoreddito, famiglie numerose).

mercoledì, gennaio 24, 2007

Blarasin sul piano scolastico provinciale

Anche in Regione la maggioranza dei Consiglieri ha dimostrato una visione miope della politica locale attraverso il via libera ad un piano scolastico provinciale che è stato approvato senza una reale concertazione e nonostante i pareri contrari delle parti sociali, delle autorità scolastiche, della maggioranza dei Sindaci e persino dei sindacati. Questo la dice lunga sulla incapacità di una classe dirigente di comprendere a fondo i problemi di un territorio che va valorizzato nella sua interezza e fatto crescere in ogni sua zona per le sue peculiarità e non deve essere continuamente messo in contrapposizione campanilistica. Per fare un esempio, mentre allo stato attuale l’Istituto per Geometri di Macerata con i suoi 600 studenti risulta oltre che centrale per il territorio anche perfettamente dimensionato, con l’attivazione del Geometri a Civitanova esso perderebbe circa 200 iscritti. Così facendo al posto di un Istituto funzionante né avremo due sottodimensionati con danno per tutto il resto della provincia già servito dalla scuola maceratese. E’ evidente che la scelta politica insita nel piano provinciale, come in passato in quello sanitario, di indebolire Macerata in quanto capoluogo non aiuta a fare scelte organiche di sviluppo provinciale, ma solo piccoli interessi di bottega. Quando la politica tornerà a comprendere che le dinamiche territoriali vanno programmate e non improvvisate, i cittadini torneranno a credere nella politica.

Andrea Blarasin
Consigliere Provinciale