Il 28 settembre 2007 il Consiglio superiore della Banca d’Italia ha approvato il piano di ristrutturazione della Banca d’Italia, che prevede la chiusura di 33 filiali (nelle Marche solo Macerata) e il ridimensionamento di altre 25. Le funzioni di vigilanza spariranno da 78 province.
Da notare che il Consiglio superiore è composto dagli eletti nelle assemblee dei partecipanti al capitale della Banca d’Italia, cioè dalle grandi banche commerciali. Quindi vigilantes e vigilati decidono insieme le regole.
Gli stabili delle filiali chiuse, palazzi storici nei centri cittadini, sembra verranno venduti. Il loro valore è immenso, solo Macerata vale circa 50 milioni di euro. A chi andrà tanto denaro?
La riforma, accreditata da vari giornali e politici come “riorganizzazione naturale” (espressione che tra l’altro è un nonsenso) produrrà, direttamente e indirettamente, piccoli e grandi disastri che torneranno agli onori di quella cronaca che va sotto il nome di criminalità finanziaria, la quale accompagna questo paese ad intervalli regolari: Banca Popolare di Lodi, Cirio, Parmalat e Bond Argentini. Conserviamo il ricordo di tali commenti positivi fino ai prossimi “furbetti del quartierino”, quando gli stessi opinionisti autorevoli si chiederanno: “Ma la Banca d’Italia dov’era?”.
Tralasciando di ricordare sia i servizi gratuiti che la tutela dei diritti dei cittadini che la Banca d’Italia esercitava in provincia, direttamente o indirettamente, vorrei ora sottolineare alcuni passaggi legislativi che la suddetta riforma ha completamente bypassato.
Il Testo Unico Bancario decreto legislativo 1° settembre ’93 n. 385 all’articolo-chiave (articolo 5 comma 1) recita testualmente:
“le autorità creditizie esercitano i poteri di vigilanza a esse attribuiti dal decreto legislativo, avendo riguardo alla sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, alla stabilità complessiva del sistema, all’efficienza e alla competitività del sistema finanziario nonché all’osservanza delle disposizioni in materia creditizia.”
Quindi la Banca d’Italia è chiamata dalla legge a vigilare sulla stabilità del sistema e sulla sana e prudente gestione dei soggetti vigilati TUTTI .
Il legislatore ha posto sullo stesso piano la stabilità sistemica e la sana e prudente gestione di ciascuna Banca, anche perché l’art. 47 comma 1 della Costituzione Italiana sancisce la tutela del risparmio in tutte le sue forme, cioè una forte attenzione a TUTTI gli intermediari bancari.
Probabilmente nei modelli di vigilanza esteri, quasi tutti fallimentari, ai quali la politica economica di questo paese guarda con tanto entusiasmo, una tutela così forte da assumere rango costituzionale non c’è. In Italia, invece, la carta costituzionale detta principi che mal si accordano con certe riforme.
Questa riforma, dunque, non solo va contro i principi del testo unico bancario, ma anche contro il dettato costituzionale. Ma, allora, perché nessuno in questo caso ha chiesto dimissioni o gridato all’attentato alla costituzione?
Forse perché le fusioni fatte e quelle che si faranno (qualcuna anche in casa nostra) daranno vita a grandi gruppi che vengono vigilati a livello centrale (Roma), quel livello centrale che dialoga con altre autorità internazionali per cui non servono realtà come Macerata.
Quindi la vigilanza è dedicata principalmente ai grandi gruppi, a scapito della sana e prudente gestione di TUTTI gli altri intermediari e del dettato costituzionale sul risparmio.
Dei risparmiatori e dei cittadini non importa nulla a nessuno. Essi vengono lasciati al mercato, dove solo sei hai un forte potere contrattuale (cioè se sei ricco) condizioni la banca.
La vigilanza così pensata ha essenzialmente una funzione “ancillare” alla politica monetaria. Per questo interessano i grandi gruppi sistemici, perché un loro mal funzionamento condiziona la stabilità del sistema finanziario e soprattutto l’efficacia di trasmissione allo stesso delle manovre di politica monetaria.
La posizione dei cittadini e dei risparmiatori è subordinata ai macro-equilibri geo-economici.
Spero sia chiaro a tutti che questo progetto, oramai approvato dal Consiglio superiore della Banca d’Italia, osannato dai giornali, Corriere della Sera in testa, passivamente subito dalla politica, colpisce ancora una volta il cittadino in quanto contraente debole in un sistema bancario che detta le regole. Colpisce il cittadino in quanto fruitore di tutti quei servizi che andranno sempre più lontano e che pertanto costeranno molto di più.
Occorre ricordare che in una democrazia compiuta i tecnici propongono, ma a decidere della struttura e del funzionamento della pubblica amministrazione e, di conseguenza, dei servizi ai cittadini, sono gli “eletti”, ovvero i politici.
Andrea Blarasin
Consigliere Provinciale di Macerata
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