E’ con vero piacere che ho letto l’articolo di Placido Munafò di domenica 2 settembre.
La lucida analisi effettuata sulla situazione in cui versa da decenni la città di Macerata, peraltro da me stigmatizzata in più di una circostanza, mi trova completamente d’accordo. Come sono in piena sintonia con il suo invito: che i politici che da sempre gestiscono questa città se ne tornino nelle loro case.
La voce di Munafò si è levata forte e chiara e ad essa aggiungo ancora una volta la mia su una gestione della cosa pubblica che ha creato danni incalcolabili al passato, al presente ed al futuro di Macerata facilitando, peraltro, gli interessi di pochi.
Questa è orami una città disincantata e rassegnata a subire le difficoltà legate ai servizi che mancano, ai costi delle case, ai disservizi della scuola e della sanità, ai problemi del lavoro, dell’immigrazione senza controllo, della sicurezza e di tanto altro ancora.
L’elenco delle problematiche maceratesi è sempre più lungo ogni mese che passa perché sempre più carente è l’attività di governo (Comune e Provincia) che si limita ad una ordinaria amministrazione ben pubblicizzata per i propri interessi di sopravvivenza politica.
Allora ben vengano le voci forti di denuncia alle quali non intendo solo dare apprezzamento e solidarietà, ma esprimo un invito: passiamo, per quel che è possibile, dalle parole ai fatti, senza tralasciare alcuna opportunità che possa portare Macerata fuori dalla situazione di stallo cronico.
Aiutiamo Macerata ad esprimere una nuova classe politica disinteressata e preparata in grado di restituire la cosa pubblica ai cittadini. Battiamoci insieme, tutti i politici di buon senso, contro l’espropriazione perpetrata ai danni della città: uffici pubblici che sono stati e che verranno chiusi (Munafò ricordava Bankitalia); banche locali che hanno, prima preso la via di Ancona (Jesi) facendo credere che questa fosse la migliore soluzione possibile, e che ora chissà dove andranno a finire; la sanità regionale che pone il nostro ospedale provinciale in condizioni di subordine e che crea situazioni di disagio ai cittadini (ad esempio per il Pronto Soccorso); scelte urbanistiche che rendono sempre meno vivibile la città; una viabilità inadeguata.
Il tempo delle parole è finito: o si procede con azioni politiche concrete o la vecchia politica lascerà Macerata solo quando non ci sarà più nulla da “prendere o da dare”.
La lucida analisi effettuata sulla situazione in cui versa da decenni la città di Macerata, peraltro da me stigmatizzata in più di una circostanza, mi trova completamente d’accordo. Come sono in piena sintonia con il suo invito: che i politici che da sempre gestiscono questa città se ne tornino nelle loro case.
La voce di Munafò si è levata forte e chiara e ad essa aggiungo ancora una volta la mia su una gestione della cosa pubblica che ha creato danni incalcolabili al passato, al presente ed al futuro di Macerata facilitando, peraltro, gli interessi di pochi.
Questa è orami una città disincantata e rassegnata a subire le difficoltà legate ai servizi che mancano, ai costi delle case, ai disservizi della scuola e della sanità, ai problemi del lavoro, dell’immigrazione senza controllo, della sicurezza e di tanto altro ancora.
L’elenco delle problematiche maceratesi è sempre più lungo ogni mese che passa perché sempre più carente è l’attività di governo (Comune e Provincia) che si limita ad una ordinaria amministrazione ben pubblicizzata per i propri interessi di sopravvivenza politica.
Allora ben vengano le voci forti di denuncia alle quali non intendo solo dare apprezzamento e solidarietà, ma esprimo un invito: passiamo, per quel che è possibile, dalle parole ai fatti, senza tralasciare alcuna opportunità che possa portare Macerata fuori dalla situazione di stallo cronico.
Aiutiamo Macerata ad esprimere una nuova classe politica disinteressata e preparata in grado di restituire la cosa pubblica ai cittadini. Battiamoci insieme, tutti i politici di buon senso, contro l’espropriazione perpetrata ai danni della città: uffici pubblici che sono stati e che verranno chiusi (Munafò ricordava Bankitalia); banche locali che hanno, prima preso la via di Ancona (Jesi) facendo credere che questa fosse la migliore soluzione possibile, e che ora chissà dove andranno a finire; la sanità regionale che pone il nostro ospedale provinciale in condizioni di subordine e che crea situazioni di disagio ai cittadini (ad esempio per il Pronto Soccorso); scelte urbanistiche che rendono sempre meno vivibile la città; una viabilità inadeguata.
Il tempo delle parole è finito: o si procede con azioni politiche concrete o la vecchia politica lascerà Macerata solo quando non ci sarà più nulla da “prendere o da dare”.
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