ROMA - «Sono un uomo di parte, ma mi impegnerò per il rigoroso rispetto della parità dei diritti di tutti i parlamentari». Inizia così la presidenza di Gianfranco Fini a Montecitorio. Nel suo discorso di insediamento, il leader di An (eletto con 335 voti su 611 votanti) ha rivolto un «doveroso e sincero» saluto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, un pensiero al neo eletto presidente del Senato Renato Schifani e un omaggio a Benedetto XVI. Un discorso di undici pagine, lette in 14 minuti, interrotto da sedici applausi e suggellato da una standing ovation finale, durante il quale Fini ha sottolineato soprattuto l'auspicio che «la XVI sia davvero una legislatura Costituente», nella convinzione di «interpretare il pensiero di tutte le forze politiche». Sarebbe «sbagliato», ha affermato Fini, «dire che nulla è stato fatto».
«PACIFICAZIONE» - Dal neo presidente della Camera un elogio del 25 aprile e del primo maggio: «Celebrare la ritrovata libertà dell'Italia e la centralità del lavoro è un dovere cui nessuno deve sottrarsi» ha spiegato Fini. «Si tratta di valori - ha aggiunto - condivisi da tutti gli italiani, specie i più giovani». Per il nuovo numero uno di Montecitorio, nonostante siano «pochi e isolati» quelli che ancora «alzano steccati di odio», bisogna continuare a impegnarsi verso «la ricostruzione di una memoria storica condivisa, una pacificazione nazionale tra vincitori e vinti».
OMAGGIO AL TRICOLORE - Nel suo primo discorso da presidente a Montecitorio , Fini ha voluto inoltre rivolgere un omaggio «alla bandiera tricolore simbolo della nazione», in cui ha detto il leader di An «il nostro popolo si riconosce».
RELATIVISMO - Molto forti le parole espresse da Fini sul «relativismo culturale», definito «un'insidia alla nostra libertà e alla democrazia». «La libertà - spiega il presidente di Montecitorio - è minacciata quando in suo nome si teorizza l'impossibilità di definire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato». Secondo Fini, è responsabilità della politica e delle istituzioni rispondere a questa «minaccia», puntando «sull'educazione dei giovani e sulla diffusione del sapere».
LAVORO - Prima di concludere il suo discorso (con «Viva l'Italia, viva la Camera dei deputati») Fini ha anche fatto riferimento al lavoro: «Tutti i deputati e le deputate - ha detto il presidente della Camera - senza distinzione politica sentano l'imperativo morale di dare la massima importanza che il diritto al lavoro possa essere esercitato in condizioni di sicurezza». «La perdurante tragedia delle morti bianche - ha aggiunto - offende le nostre coscienze e non deve essere più considerata ineluttabile ma deve generare lo sforzo comune a tutte le istituzioni perchè ad essa si ponga rapidamente fine».
APPLAUSI BIPARTISAN - Il leader di An sale allo scranno più alto di Montecitorio dopo 25 anni di presenza in Parlamento. Tutti i deputati della Pdl, ma anche tutti gli esponenti dell'opposizione hanno battuto a lungo le mani non appena il presidente di turno della Camera, Pierluigi Castagnetti, ha annunciato il raggiungimento del quorum. La figlia di Fini, Giuliana, che segue i lavori dalla tribuna riservata agli ospiti ha sorriso.
«SONO EMOZIONATO» - Cravatta rosa, completo grigio chiaro, abbronzatura vistosa. Così Fini si è presentato a Montecitorio nel giorno della sua elezione. «Sono un po' emozionato - ha confidato prima dello spoglio - ma credo sia normale. Ma sono anche uno freddo di carattere». Fini, che si è trattenuto a chiacchierare con Roberto Calderoli mentre in Aula è in corso la prima chiama, si è poi lasciato andare ai ricordi e, in particolare, alla prima volta a Montecitorio. «Era l’83 - racconta - e c’erano Almirante e Berlinguer...». Poi il leader di via della Scrofa ha atteso lo spoglio pubblico delle schede del quarto scrutinio - quello decisivo - in una delle stanze che affacciano sul corridoio dei ministri al piano Aula.
NAPOLITANO - In serata il presidente Napolitano ha ricevuto i nuovi presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani. Quest'ultimo si è poi recato a Palazzo Grazioli, convocato da Silvio Berlusconi.