di Nazzarena Luchetti
La questione etica è diventata rilevante negli ultimi anni a causa della crescente globalizzazione e della deregolamentazione dell’economia. La crisi economica mondiale inoltre ha ribadito l’importanza dell’etica nel lavoro come valore dell’agire responsabile.
Alle aziende non si chiede di stare sul mercato facendo solo profitti ma di rispondere a un ruolo con maggiori implicazioni sociali attraverso comportamenti etici. L’impresa non è soltanto macchine, risorse materiali, strutture ma, soprattutto, uomini, donne, qualità personali, iniziativa, coraggio.
Freud diceva che l’amore e il lavoro fanno grande l’uomo; il lavoro visto quindi come espressione della creatività e del valore umano. Etica e profitto sono in disaccordo? Benessere economico e bene comune coincidono?
Spesso l’etica è usata come parola noiosa, che comporta inutili responsabilità ma la sua negazione porta a scelte irresponsabili, da parte di persone impegnate solo ad aumentare le proprie ricchezze personali. Vendere prodotti alimentari scaduti alle persone più bisognose spacciando il gesto per solidarietà, sostenere una qualità di prodotto che non c’è, immettere sostanze inquinanti nell’ambiente… tutto è permesso: l’importante è il profitto a ogni costo.
Bisogna entrare in una ottica dove etica, equità e rispetto non siano contrapposti a guadagno e successo, occorre considerare lo sviluppo sostenibile come una scelta strategica, un investimento che genera valore anche se a lungo termine. Essere etici non è un costo da sopportare ma un investimento durevole.
D’altronde la domanda e il comportamento del consumatore stanno cambiando, quindi bisogna rivolgere maggiore attenzione ai prodotti di qualità, che provengono da un ciclo produttivo e distributivo rispettoso dell’ambiente e dei diritti fondamentali della persona. Anche per questo è importante parlare di Responsabilità Sociale delle Imprese, per la quale esistono anche normative (facoltative) di riferimento (esempio la SA 8000, norma europea).
L’azienda deve assumere un comportamento socialmente responsabile ed etico, attraverso una serie di strategie e decisioni che riflettono un codice pianificato dall’organizzazione stessa dell’impresa. L’osservanza di queste norme costituisce non solo il rispetto formale della legge ma riconosce valore a tutti gli stakeholder (portatori di interesse dell’impresa: fornitori, clienti…) e non solo agli share holder (azionisti e proprietari).
Come favorire una cultura etica nelle aziende? Investendo nella formazione, rivolta a imprenditori, manager e dipendenti, che riguardi gli aspetti qualificanti ed etici di una profes-sione, promuovendo incentivi fiscali ad aziende eticamente impegnate; favorendo premi e riconoscimenti alle imprese che rispettano l’ambiente, la sicurezza e formazione dei lavoratori, tenendo presente che il sapere rinvia non solo a fare bene ma anche a fare il bene, perché guida gli uomini all’azione. La reputazione delle aziende si baserà sempre più su questi fattori.
L’industriale americano Buffet diceva che ci vogliono vent’anni per costruirsi una reputazione e solo cinque minuti per perderla. Cultura, passione, etica sono elementi importanti per produrre meglio e con rinnovate condizioni d’animo. Condividere gli obiettivi con i dipendenti genera più motivazione quindi migliora la performance dei lavoratori generando maggior profitto. Un ambiente con condizioni di lavoro ottimali aiuta a gestire meglio anche problemi sociali come licenziamenti e cassa integrazione. Regole fondate sull’onestà, sulla trasparenza, sulla fiducia, sulla sana concorrenza costituiscono indicatori di agire etico e conducono all’attivazione di pratiche basate sul rispetto diritti umani.
Il mondo è governato da molte variabili che non possiamo controllare ma vogliamo comunque sperare che onestà e correttezza, a lungo andare, paghino. Sempre.
Alle aziende non si chiede di stare sul mercato facendo solo profitti ma di rispondere a un ruolo con maggiori implicazioni sociali attraverso comportamenti etici. L’impresa non è soltanto macchine, risorse materiali, strutture ma, soprattutto, uomini, donne, qualità personali, iniziativa, coraggio.
Freud diceva che l’amore e il lavoro fanno grande l’uomo; il lavoro visto quindi come espressione della creatività e del valore umano. Etica e profitto sono in disaccordo? Benessere economico e bene comune coincidono?
Spesso l’etica è usata come parola noiosa, che comporta inutili responsabilità ma la sua negazione porta a scelte irresponsabili, da parte di persone impegnate solo ad aumentare le proprie ricchezze personali. Vendere prodotti alimentari scaduti alle persone più bisognose spacciando il gesto per solidarietà, sostenere una qualità di prodotto che non c’è, immettere sostanze inquinanti nell’ambiente… tutto è permesso: l’importante è il profitto a ogni costo.
Bisogna entrare in una ottica dove etica, equità e rispetto non siano contrapposti a guadagno e successo, occorre considerare lo sviluppo sostenibile come una scelta strategica, un investimento che genera valore anche se a lungo termine. Essere etici non è un costo da sopportare ma un investimento durevole.
D’altronde la domanda e il comportamento del consumatore stanno cambiando, quindi bisogna rivolgere maggiore attenzione ai prodotti di qualità, che provengono da un ciclo produttivo e distributivo rispettoso dell’ambiente e dei diritti fondamentali della persona. Anche per questo è importante parlare di Responsabilità Sociale delle Imprese, per la quale esistono anche normative (facoltative) di riferimento (esempio la SA 8000, norma europea).
L’azienda deve assumere un comportamento socialmente responsabile ed etico, attraverso una serie di strategie e decisioni che riflettono un codice pianificato dall’organizzazione stessa dell’impresa. L’osservanza di queste norme costituisce non solo il rispetto formale della legge ma riconosce valore a tutti gli stakeholder (portatori di interesse dell’impresa: fornitori, clienti…) e non solo agli share holder (azionisti e proprietari).
Come favorire una cultura etica nelle aziende? Investendo nella formazione, rivolta a imprenditori, manager e dipendenti, che riguardi gli aspetti qualificanti ed etici di una profes-sione, promuovendo incentivi fiscali ad aziende eticamente impegnate; favorendo premi e riconoscimenti alle imprese che rispettano l’ambiente, la sicurezza e formazione dei lavoratori, tenendo presente che il sapere rinvia non solo a fare bene ma anche a fare il bene, perché guida gli uomini all’azione. La reputazione delle aziende si baserà sempre più su questi fattori.
L’industriale americano Buffet diceva che ci vogliono vent’anni per costruirsi una reputazione e solo cinque minuti per perderla. Cultura, passione, etica sono elementi importanti per produrre meglio e con rinnovate condizioni d’animo. Condividere gli obiettivi con i dipendenti genera più motivazione quindi migliora la performance dei lavoratori generando maggior profitto. Un ambiente con condizioni di lavoro ottimali aiuta a gestire meglio anche problemi sociali come licenziamenti e cassa integrazione. Regole fondate sull’onestà, sulla trasparenza, sulla fiducia, sulla sana concorrenza costituiscono indicatori di agire etico e conducono all’attivazione di pratiche basate sul rispetto diritti umani.
Il mondo è governato da molte variabili che non possiamo controllare ma vogliamo comunque sperare che onestà e correttezza, a lungo andare, paghino. Sempre.
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