"Abbiamo scelto dei candidati autorevoli, in rappresentanza delle diverse categorie della città, per restituire a Macerata il ruolo di capoluogo che le spetta". Così Franco Capponi ha presentato ieri i candidati del Pdl alle elezioni provinciali nei quattro collegi di Macerata. Sono Andrea Blarasin, già consigliere provinciale, che correrà a Piediripa, Vergini, Santa Lucia, Pace, Silvano Iommi a Sorzacosta, Claudio Carbonari a Villa Potenza, Debora Pantana al centro storico. "Negli ultimi anni - ha continuato il candidato presidente del centrodestra, Macerata ha perso molte delle sue funzioni, basti pensare alla chiusura della sede della Banca d'Italia. Noi vogliamo rilanciare la città, sfruttando anche i grandi flussi che genererà la Quadrilatero. Il capoluogo dovrà però dialogare con tutti i Comuni del territorio, diversamente da quanto è avvenuto fin'ora". Usando una metafora calcistica, Capponi ha poi detto di sentirsi come l'allenatore di una squadra: "Non sono una prima donna e penso ad agire più che ad apparire. La nostra non sarà una campagna elettorale sopra le righe: sarò la campagna elettorale dell'ascolto e del confronto".
I quattro candidati maceratesi hanno quindi delineato le priorità da seguire. Per Silvano Iommi, "Macerata sta vivendo una caduta verticale dal punto di vista industriale, amministrativo e culturale. Il suo rilancio passa attraverso la creazione di un nuovo polo produttivo e museale, il potenziamento del tribunale e la realizzazione di una cittadella dei servizi con la riqualificazione della zona delle Casermette". Debora Pantana ha invece sottolineato la necessità di interventi a sostegno delle donne lavoratrici e ha attaccato lo slogan del presidente uscente: "Ma quali fatti? A Macerata, Silenzi ha fatto solo spot e nulla di concreto".
Andrea Blarasin ha puntato il dito contro la coalizione a sostegno di Silenzi. "In cinque anni di mandato - ha accusato Blarasin - Silenzi ha svilito il ruolo del consiglio provinciale e quindi del territorio, accentrando ogni decisione per aumentare la sua visibilità personale. Ora, il presidente uscente, evita perfino di nominare i partiti che dovrebbero sostenere la sua candidatura: da Rifondazione comunista ai Verdi, dai Comunisti italiani al Pd, si tratta delle stesse forze che hanno affossato il governo Prodi."